Caro diario, 16/01/1979
pagina
n. 3
....si
chiamava Alessandri, un buon caporale istruttore, rigido ,
severo, ma anche comprensivo.
.
....
verso sera,....ore 20,00, ci hanno consegnato una gavetta e siamo
andati inquadrati in mensa a mangiare, era un capannone
grandissimo, durante la cena le porte rimanevano aperte, avevamo
un freddo "cane".
.
..Sono
le ore 21,00, ci rimettono in fila e ci portano a ritirare il
cubo, un grosso e pesante materasso con tre lenzuola
"poco pulite", un cuscino "chiazzato", una
federa dove sembrava fosse passata attraverso una palla di
cannone;
fino a
quando l'ultimo non aveva ricevuto il suo cubo, dovevamo rimanere
tutti in quadrato con il materiale in spalla.
.
.....non
vi dico la fatica....
.
...se la fatica ci
opprime, peggio per lei...
.
Mezzora
più tardi, ci hanno riportati in compagnia e siamo entrati in
camerata dove ci hanno insegnato a fare bene il "cubo";
.....quando
sarebbe passato il "contrappello" se il cubo non era
fatto bene, come ci avevano insegnato, sarebbe stato scaraventato
giù
dalla finestra, sul cortile.
.
E' l'ora
del contrappello, tra un attenti e un riposo, siamo andati
finalmente a letto. (non sono mancati i cubi e le scarpe che sono
volati giù dalla finestra)
.
C'è da
dire che siamo tutti un pò impauriti, per quelle frasi di guerra
e di morte che i "vecchi" ci lanciano contro.
.
Gli
anziani ci battono la stecca e ci dicono che dobbiamo
"morire".
Nonostante
tutto, possiamo andare a letto,... le luci si spengono e
riusciamo anche a dormire il "sonno del giusto".
.
Domani
sarà un nuovo giorno: mercoledì 17/01/1979
.
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